Il demone della critica
Il demone da cui tutti gli
scrittori/autori fuggono è la critica letteraria.
Quando si parla di critica è
essenziale distinguere tra lettore e vero critico letterario: non sono due
figure che possono confondersi.
Il lettore deve poter godere di
un’avventura “in solitaria”, che per definizione non può essere organizzata nei
minimi dettagli, perché è l’imprevisto che la rende tale.
Il critico letterario, invece, dispone
di strumenti adeguati per affrontare un viaggio culturale, alla scoperta di una
bellezza che l’autore non vuole che si perda. E laddove tale bellezza non fosse
ben descritta, cristallizzata e tutelata non potrebbe essere condivisa in tutti
i suoi aspetti. Il critico letterario dunque, dispone in primis di una spiccata
intelligenza emotiva e poi, di un codice che regola anche lo stile, la forma e
la tecnica.
Negli ultimi trent’anni è stata l’ideologia
a indirizzare la critica letteraria. Ha prevalso il potere del brutto, delle
regole e della sapienza nella descrizione di un dettaglio, spesso inutile, a
scapito di quell’intelligenza emotiva che stimola l’immaginazione: la vera
forza creativa del pensiero.
Come se il potere avesse fornito
un calco, e sopra d’esso fosse stata forgiata qualsivoglia opera; ciò in sfregio
alla bellezza insita nella ricerca della verità.
L’idea di uniformare i colori,
gli odori, lo spirar del vento, e ogni lacrima capace di rigare un volto, castrando
l’ispirazione di un autore ha come unico obiettivo bloccare la forza pensiero
creatrice.
La critica normata
di derivazione aristotelica via via è diventata un giudizio di preferenza più
sul valore dell’autore che sull’opera in sé. Ed il valore è sempre di stampo
politico. Tralasciando tutto ciò che vi è stato nel mezzo, si è arrivati ad Amazon,
piattaforma ove è un algoritmo a fungere da critico letterario.
In concreto, quando un autore
inizia a scrivere, lo fa con una forma mentis propria ed è libero di creare.
Il ceppo che appare all’autore
acquista nel tempo una forma sempre più delineata, fin quando la mano esperta traccia
quel particolare che nessun altro poteva vedere. Ciò avviene a colpi di “scalpello”.
Uno dopo l’altro. A mani nude. Nel silenzio armonioso di una stanza illuminata
da una luce speciale.
Il processo è un lento crescere
dell’autore assieme alle sue opere.
Saper comunicare attraverso un
racconto o l’atmosfera che i personaggi creano, trasmettendo tutto ciò che è
inerente alle emozioni umane, ha il potere di creare patos, intelligenza
emotiva per questioni o tabu su cui non si riflette mai abbastanza. All’autore
non può essere imputata alcuna conformità!
Il punto di vista di un autore
ha un angolo di osservazione più ampio di quello di uno sociologo, di un
politico o di un giudice. Un autore non subisce gli eventi, li trasforma e li
ripropone affinché la via della libertà sia percorsa da più persone.
Chiunque pretenda di
intrappolare le parole in schemi
prestabiliti, in rigide formule, cercando di compiacere, tradisce il potere
delle parole, tradisce se stesso, e perde la magia. Dalle tavole smeraldine,
alle scritture sacre in ogni dove del mondo visibile ed invisibile, il rispetto
che si deve alla magia delle parole trasforma un autore contemporaneo in un custode,
un bibliotecario molto privilegiato.
“La critica letteraria ci fa
ritornare coi piedi per terra, quindi deve essere accolta con la consapevolezza
di ciò che siamo: dei semplici viandanti, favoriti dalla sorte.”
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