L’inizio. L’idea. La ricerca. La decisione.
Ogni volta che ci esponiamo veniamo
criticati.
Ogni volta che iniziamo qualcosa
subiamo una critica. Ogni volta che abbiamo un’idea e soprattutto, ogni volta
che prendiamo una decisione, dobbiamo accettare la voce di qualcuno che si sente
in dovere di contraddirci.
Cogliere nella critica un
elemento di valutazione oggettiva di una delle verità possibili nel caos della
genesi non è sempre agevole, spesso si incontra una forza uguale e contraria
all’amore con cui si sta generando un’idea. Un autore guarda ai propri
interlocutori come a dei consiglieri fidati, rischiando invece, di essere
stoppato proprio all’inizio.
Nella realizzazione di un’opera,
l’inizio è paragonabile al prima di un tutto. L’inizio dunque è l’attimo prima
di un’idea. E’ il caos che non trova quasi mai una giusta costruzione. Sono io
che mi faccio architetto, e mi diverto nel codificare la mia ispirazione.
L’idea è la capacita di
catturare un sogno fatto ad occhi aperti. L’idea è una visione che è stata
vissuta.
Per me è anche il momento
migliore di un progetto di scrittura, qualsiasi esso sia.
Non so mai che fine farà
l’origine di un’idea e poco m’importa, perché per quanto io possa manipolare
tale caos attraverso le informazioni che mi arriveranno in un secondo momento, ossia
attraverso la ricerca; l’ispirazione rimarrà fiamma che arde. L’ispirazione è una
fiamma ben riconoscibile anche se attorniata da un quantità abnorme di parole.
Quando ho deciso di far leggere
un’idea di lavoro, nel suo apice, quindi in pieno caos d’origine, ho subito la
peggiore delle torture, quindi qualcosa di più di una critica. La mia idea agli
occhi del mio interlocutore appariva un concetto inafferrabile, mentre per me
era un mondo di immagini, traversie, avventure, gioie e speranze. Per me l’idea
era già storia compiuta: un tutto d’origine, per l’appunto.
L’input, che sta alla base
dell’idea, mi porta a fare ricerca.
Avete mai provato a condividere
i vostri momenti di ricerca? Un altro esperimento fallito!
I libri che si possono trovare
sopra il mio tavolo quando sono in modalità “studio”, sono tra i più
improbabili, così come lo sono le keywords che uso sul web.
C’è sempre un’anima perfetta che
vede negli altri l’imperfezione, quindi il mio consiglio è di andare avanti, di
non scoraggiarsi, perché il passo successivo, in qualunque fase di
progettazione, checché se ne dica, è sempre il più entusiasmante.
Una volta deciso di partire,
controvento ed in salita, bisogna saper usare il proprio entusiasmo. Mantenere
il fervore iniziale non è cosa agevole.
Non importa cosa si sta
scrivendo; il taglio sociale, religioso o politico è il frutto di una nostra decisione.
Le decisioni, momenti di reale frustrazione.
Spesso la decisione che
prendiamo non è conforme alla realtà, anzi può modificare il corso degli eventi,
anche letterari; e qualche volta su alcune tematiche trasforma anche l’ottusità
dell’autore.
Non è importante essere compiacenti
e realizzare ciò che la società dominante impone come modello. E’, invece, importantissimo,
quanto doloroso, decidere secondo l’orientamento della nostra identità
spirituale. Solo così le parole prendono forma; prima, durante e dopo.
Quello che voglio dirvi è che un
percorso letterario, di scrittura, artistico, non è per niente facile. Ci sono
momenti di grande fermento e momenti di scoramento. Ci sono opposizioni. Idee
divergenti. Conflitti interiori, surreali e reali. E tante, tante critiche. Ma
ne vale la pena.
In un’altra occasione vi svelerò
come trovare il coraggio di mettere un the end ad una storia.
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